Hai mai notato che quando parli una lingua straniera… cambi? Non solo cambi le parole, ma cambia anche il tono della voce, il modo di gesticolare, perfino l’umorismo. È come se, inconsapevolmente, indossassi una versione diversa di te stesso. Questo non significa che stai fingendo: sei sempre tu, ma sei tu “filtrato” attraverso un’altra lingua, un’altra cultura, e spesso anche un’altra parte della tua personalità.
Questo fenomeno ha un nome: code switching. Di solito lo si usa per descrivere quando una persona passa da una lingua all’altra nella stessa conversazione. Ma dietro c’è molto di più. C’è un’intera dimensione emotiva e psicologica che entra in gioco ogni volta che parliamo un’altra lingua.
Una voce diversa, una personalità diversa?
Una delle cose più curiose che capita spesso, senza che ce ne accorgiamo, è il cambiamento nel tono o nel timbro della voce. Alcune persone, ad esempio, parlano in inglese con una voce più alta o più acuta, oppure in francese sembrano improvvisamente più dolci, o ancora in tedesco diventano più “serie”. Non è magia: è che ogni lingua porta con sé un insieme di gesti, suoni e abitudini culturali che ci influenzano anche fisicamente.
E non è solo una questione di voce. A volte cambia anche il nostro modo di pensare. Alcune persone si sentono più assertive in inglese, più romantiche in italiano, più formali in tedesco. Questo succede perché ogni lingua ha il suo “peso emotivo”, costruito con le esperienze, le situazioni e le relazioni vissute in quel codice linguistico.
Quando impariamo una lingua, impariamo anche i suoi codici sociali. Impariamo come si dice una cosa, quando è opportuno dirla e a chi. Tutto questo ci spinge a modificare – magari inconsapevolmente – anche il nostro modo di stare al mondo. È un po’ come quando vai in un paese nuovo e ti accorgi che la tua versione “locale” si comporta diversamente: è più riservata, o più socievole, o più ironica.
Le parolacce non fanno lo stesso effetto… e nemmeno i “ti amo”
Un altro aspetto interessante è il “peso” emotivo delle parole. Hai mai detto una parolaccia in una lingua straniera senza sentirti davvero trasgressivo? È normalissimo. Le parolacce, per funzionare, devono colpire a livello emotivo, e questo accade solo quando una lingua ti è davvero familiare, radicata nella tua esperienza.
Lo stesso vale per parole forti come ti amo, mi manchi, o anche scusa. In una lingua straniera, all’inizio, possono sembrare leggere, quasi “giocattolo”. Non hanno ancora quella carica emotiva che hanno nella nostra madrelingua. Ma col tempo, man mano che le vivi, queste parole iniziano a pesare di più. Cominciano ad avere un “cuore”, non solo un suono.
E non è un caso se molte persone trovano più facile parlare di emozioni – o, al contrario, evitarle – in una lingua straniera. Parlare in una lingua diversa può dare la sensazione di avere un piccolo filtro protettivo. Come se le parole fossero meno “pericolose” o meno cariche, e quindi più facili da usare.
In conclusione: non sei solo, sei più di uno
Parlare più lingue non ti rende meno autentico. Anzi. Ti rende più ricco. Ogni lingua che impari ti apre una finestra su un modo diverso di sentire, pensare, ridere, arrabbiarti, amare. È come avere dentro di te una piccola orchestra: ogni lingua suona con strumenti diversi, ma sei sempre tu a dirigere.
Quindi la prossima volta che ti accorgi di cambiare leggermente voce o atteggiamento quando parli un’altra lingua, sorridi. Non è strano. È un superpotere.
E tu? Hai notato differenze nel tuo modo di esprimerti da una lingua all’altra? Ti senti più “te stesso” in una lingua che non è la tua madrelingua?
Raccontacelo nei commenti – magari in più lingue!